DONATO GRUOSSO, IL BRIGANTE LETTERATO

 

La fiction il Generale dei Briganti ha portato alla ribalta sugli schermi nazionali nel 2012  la Lucania ed i suoi briganti; eroi oppure anti eroi, patrioti o reazionari, uomini e donne dedite alla macchia oppure ribelli e guerriglieri per la Libertà. Senza pretesa di analisi storiche o di giudizi sulla qualità della mini serie; così di altre opere come I briganti italiani (1961) regia di Mario Camerini; L’eredità della priora (1980), regia di Anton Giulio Majano tratto dallo straordinario romanzo di  Carlo Alianello, oppure  Li chiamarono… briganti! (1999) di Pasquale Squitieri.  Di certo il grande brigantaggio rimane saldamente legato nelle storie della Lucania, anche nei racconti popolari  o nei miti. Però si parla sempre del Generalissimo Carmine Crocco, o del suo braccio destro Ninghe Nanghe ovvero l’aviglianese Nicola Giuseppe Summa o del tiratore infallibile Giuseppe Caruso – forse il primo pentito della storia- di Vincenzo Di Gianni alias TOTARO e delle fiere donne, anche esse brigantesse chiamate dai savoiardi col dispregiativo di Drude: grandi combattenti a fianco dei loro uomini quali Filomena Pennacchio, Giuseppina Vitale o Giovanna Tito Ma ci sono briganti meno conosciuti per le loro gesta ma con storie straordinarie. Come quella che i vecchi abitanti di Cirigliano narrano, forse è una leggenda che si fonda su un fatto reale di un brigante analfabeta che dopo aver incontrato la fede e studiato, insegnava ai bambini e scavò in una roccia fino ad ottenere una piccola cappella nell’interno del suo interno: la Chiesetta della Madonna della Grotta. Questo Brigante Buono era Donato Gruosso nato attorno al 1846 ad Avigliano da Domenico e Vita Crescenza Verrastro. Rimasto orfano sin da piccolo, iniziò la sua lotta per la sopravvivenza con furti e reati finché adolescente si diede alla macchia, diventando un brigante dall’ottima destrezza con le armi.


Arrestato nel 1868  quando ormai il fenomeno del grande brigantaggio era finito dopo gli arresti di Crocco e dei maggiori capi banda e l’uccisione di Ninco Nanco,fu  condannato a venti anni, iniziò a girare per varie patrie galere da Potenza a Bagno di Trapani e qui ebbe la svolta ed  una nuova vita, frequentando le lezioni di francescani e cappuccini e imparando, oltre a leggere e scrivere, a studiare le sacre scritture ed a farsi una cultura umanistica e scientifica. Sotto il regno umbertino, nel 1887 ebbe un’amnistia e Donato alla fine si stabilì a Cirigliano per lavoro dove nel 1917 si sposò con Anna Maria Granata e rimasto vedovo nel 19 convolò a nozze con Caterina Carbone. All’epoca non era facile trovare persone che sapessero leggere e far di conto e sopratutto insegnare, quindi il sindaco Giuseppe Quirino chiese a Donato di impartire lezioni ai giovani. Il brigante convertito “faceva scuola” presso la località grotta dove aveva un terreno e oltre a leggere e scrivere insegnava  a piantare e coltivare alberi da frutta e in quegli anni iniziò lo scavo di un grande masso con lo scopo di ricavarne un luogo di preghiera.Il brigante Donato Gruosso morì il 29 Aprile 1937, ma rimane ancora vivo il suo ricordo e tuttora  c’è la pietra che al suo interno ora ospita la Madonna della grotta, protettrice di tutti i viandanti. Ancora oggi durante i festeggiamenti in onore della Madonna  il 15 agosto viene celebrata lì una santa una messa in suo onore.

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