Preoccupate le famiglie per l’apertura della scuola a settembre
Il Forum delle Associazioni
Familiari della Regione Basilicata e le associazioni ad esso aderenti che
lavorano nel mondo della disabilità e della scuola sono profondamente
preoccupati in riferimento al ritorno a scuola a settembre.
Se ne fa portavoce il Presidente del Forum, Gianfranco Apostolo il
quale, nel ricordare che secondo le linee guida occorre mantenere la distanza
di almeno un metro tra i ragazzi,
denuncia la situazione esistente in considerazione del fato che “gli spazi
molte volte sono insufficienti e la presenza di molteplici istituti vecchi in
tutta la Regione impegna i singoli comuni a trovare ulteriori spazi.
Necessita pertanto – prosegue Apostolo – il supporto non solo dell’ufficio
scolastico regionale, ma ancor di più degli Enti locali, che devono attivarsi
facendo accordi con teatri, cinema, sale parrocchiali, palestre od altro per
permettere le lezioni in presenza che consideriamo prioritarie e indifferibili,
soprattutto per garantire una formazione di qualità a tutti gli studenti, il
cui diritto all’istruzione, prioritario e costituzionalmente garantito,
implica, accanto alla crescita culturale, anche quella educazione alla
socialità che, in ambito scolastico, è assicurata dalla presenza dei coetanei e
del personale scolastico.
Il Presidente del Forum
delle Associazioni Familiari della Regione Basilicata, Gianfranco Apostolo
Occorrono, pertanto, –
afferma Apostolo – ulteriori investimenti regionali perché i nostri ragazzi
possano rientrare nelle aule scolastiche e riprendere un percorso fondamentale
per la loro crescita individuale e sociale.
Molti istituti scolastici si stanno organizzando per un’alternanza tra presenza
e didattica a distanza se la pandemia si mantiene su valori bassi.
Ma a nessuno può sfuggire che, per i ragazzi con disabilità, le difficoltà
aumentano di molto.
I dati durante la Didattica
a distanza dello scorso lockdown hanno evidenziato come 2 ragazzi su tre non
hanno partecipato, facendo ricadere tutto il peso sui nuclei familiari.
Le famiglie sono state fondamentali, in realtà, per la buona riuscita delle
attività per coloro che partecipavano.
Ciò non è sostenibile, perché provoca inevitabilmente disuguaglianze tra quegli
studenti che possono contare sulla presenza dei genitori e chi, invece, anche
per motivi di lavoro della mamma o del papà, è costretto ad organizzarsi
autonomamente. A maggior ragione ciò vale per i ragazzi con disabilità.
Per i ragazzi con disabilità, infatti, questa modalità non è assolutamente
pensabile, anche se il tasso di diffusione della pandemia si dovesse mantenere
basso. Ai ragazzi con disabilità deve in tutti i modi essere
garantito il rientro a scuola in totale e piena sicurezza.
Pertanto, occorre un fondo dedicato che permetta di
intensificare il trasporto scolastico a partire da subito, così come vanno
attivate l’assistenza scolastica specialistica e la nomina degli
insegnanti di sostegno, che hanno il ruolo fondamentale di favorire le
relazioni all’interno della classe.
Su tutto questo – ribadisce Apostolo – la Regione deve controllare e, dove
occorre, intervenire anche con il commissariamento degli ambiti territoriali o
aziende speciali se inadempienti.
Nel caso in cui ciò non fosse possibile, bisognerebbe organizzare la
presenza degli insegnanti di sostegno a casa dei ragazzi con disabilità,
prendendo le adeguate misure di sicurezza.
Per questo stesso scopo la Regione dovrebbe stanziare un fondo dedicato per
eventuali incentivi da dare agli insegnanti e ricorrere, se necessita, ad assunzioni
temporanee di ulteriori docenti di sostegno. Per questa possibilità occorre
la formazione di una task force regionale di insegnanti altamente specializzati
che possano essere punto di riferimento e tutor per i nuovi.
Tale equipe regionale occorre. Non c’è alternativa.
Nel caso in cui i ragazzi con disabilità rimangano a casa, bisognerebbe
necessariamente organizzare una equipe regionale, o anche per ambiti
territoriali, di insegnanti altamente specializzati per aiutare gli insegnanti
di sostegno a dare una giusta e personalizzata formazione a questi ragazzi.
Inoltre,sempre nel caso della didattica a distanza, Apostolo ritiene che
bisogna provvedere che l’insegnante di sostegno, nella sua specifica funzione e
non in quelle strettamente legate al ruolo di docente, ossia didattica e
inclusione, si possa recare a casa del ragazzo, con le opportune strumentazioni
di sicurezza. Il tutto deve essere sempre concordato e verificato con la
famiglia, senza alcuna responsabilità per gli insegnanti.
Non possiamo assolutamente permettere – conclude il Presidente Apostolo – che
le famiglie vengano lasciate sole, che tutto il peso ricada sui genitori,
eventualmente già impegnati nel loro lavoro”.
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